Se avete in programma un viaggio “alternativo” in Thailandia, tra le vostre tappe non potrà mancare una visita al villaggio di Pai.
Situato sulla Route 1095 che connette Mae Hong Song a Chiang Mai, Pai si trova a Nord del Regno, vicino al confine con il Myanmar (Birmania).
Prima di addentrarci in questo fantastico itinerario, sono tuttavia necessarie alcune premesse: se siete alla ricerca della cultura viva del “popolo del sorriso” o della frenesia di città, Pai non sarà la meta adatta alle vostre esigenze.
Pertanto rimanete a Bangkok, sulle spiagge di Patong, o tra le vie più note dei templi del Nord. Non che a Pai manchino i turisti, anzi. Ma il turismo di questo piccolo villaggio è molto diverso, perché ha da offrire tutt’altro tipo di esperienza.
Lontano dalla frenesia e dallo smog, Pai è infatti un bagno di verde e di sole. È una meta molto gettonata dai backpakers, attratti dalle meraviglie paesaggistiche e dalla scena hippy che nel corso degli anni l’ha resa nota.
Pai è infatti la culla delle residenze artistiche, un po’ esasperata dalla caricaturale immagine di una manciata di fricchettoni dai piedi scalzi, spinello in bocca e musica reggae immersi nella natura. Ma Pai è tutto questo e molto altro ancora.
Tuttavia, prima di proseguire, un altro avvertimento è dovuto: se soffrite di mal d’auto, armatevi di polsini antinausea e di tanta pazienza, perché per raggiungere il paese bisogna affrontare i circa 146 chilometri che lo separano da Chiang Mai, ovvero tre, quattro ore di viaggio, per un totale di 750 tornanti in salita che si addentrano nella giungla thailandese.
Se prevedete di percorrere la strada in minivan, in realtà è un viaggio piuttosto gradevole: i sedili sono comodi e a metà del tragitto gli autisti fanno una pausa di una decina di minuti in uno dei tanti bar terrazzati a bordo strada, simili ai nostri autogrill.
Per chi fosse già provvisto di un mezzo, man a mano che la vegetazione s’infittisce, potrà fermarsi liberamente e godere dei meravigliosi scorci di verde che aprono le porte al distretto.
Bene, se siete arrivati fin qui, senza troppi mal di pancia o aspettative mal riposte, siamo pronti per conoscere Pai in tutta la sua bellezza.
ll centro abitato negli anni è stato occidentalizzato e gentrificato a causa della sempre più massiccia presenza di vacanzieri e villeggianti, con un susseguirsi di caffetterie, ristoranti, negozi di souvenir, gallerie d’arte e officine per noleggio scooter.
La strada principale, la Walking Street, di giorno è un via vai di motorini e biciclette, ma ogni sera viene bloccata al traffico e allestita di bancherelle di cibo da strada, party e musica dal vivo. Qualche agglomerato di case, alcuni camping, tante, tantissime guest house sulle vie traverse e… Nulla di più.
Il bello di Pai sta proprio qui: è tanto piccola che il quadro appena tracciato di “città-cartolina” fa presto ad esaurirsi. Basta percorrere pochi chilometri per godere di tutti gli snodi circostanti. Tutt’intorno, infatti, vi sono un’infinita quantità di itinerari naturalistici che, dalle piccole cascate alle escursioni nella giungla, ti permettono di ritrovare una quiete rurale unica nel suo genere.
Rinomata per il suo Boon Ko Ku So Bridge, un ponte di bambù lungo circa 800 metri sospeso tra le risaie (se volete godere del riverbero smeraldo delle coltivazioni, guardatevi dall’andarci nel giusto periodo dell’anno!) e per il suo immenso Buddha bianco, il Wat Phra That Mae Yen, Pai non manca di offrire tantissimi trekking, pratiche di yoga e corsi di cucina thai.
Oltre all’escursione verso le cascate Mae Yen Waterfall e alla gita fuori porta per la grotta Tham Lod Cave, una delle più piacevoli esperienze è sicuramente la visita al Canyon di Pai al tramonto.
Dal centro si possono prenotare dei pulmini organizzati che giornalmente, con appuntamento fisso alle cinque di pomeriggio, traghettano gli sprovvisti di un mezzo proprio fino all’imbocco del Canyon.
E se detta così parrebbe perdere il suo fascino, state certi che non è affatto così, tutt’al contrario: nell’attesa del calar del sole, infatti, tra la platea riversa sulle alture, alcuni godono della lettura di un libro, altri sorseggiano un matè condiviso o si lasciano andare ad un chiacchiericcio sommesso, fino ad ammutolirsi completamente di fronte a tanta meraviglia.
se ciò non fosse bastato per convincervi, tenete a mente che “chi va a Pai, non torna più indietro”. È questa la maledizione, o meglio, l’incantesimo che corre di bocca in bocca e che non di rado ha trovato corrispondenza nella realtà: molti degli abitanti, infatti, altri non sono che turisti partiti con l’intento di restarvici per pochi giorni, finendo per rimanerne tanto stregati da trascorrervici mesi e mesi, se non addirittura la loro intera esistenza.