Di Maria Serena Patriarca, travel vlogger web tv Viaggi e Volti Travels and People Discovery, YouTube
Da Goethe a Byron, da Stendhal, a Vittoria Aganoor Pompilj, ricordata come la “poetessa del lago”: il Trasimeno è senza dubbio una delle mete più affascinanti dell’Umbria, e Castiglione del Lago ne rappresenta la perla. Proprio nel cuore di questo delizioso borgo ecco Palazzo Pantini Nicchiarelli, dimora storica dell’Età Napoleonica situata nel centro storico del paese che da quasi un secolo è di proprietà della famiglia Pantini Nicchiarelli, che ne ha recentemente curato la ristrutturazione nel pieno e rigoroso rispetto dei canoni dell’epoca in cui fu realizzato.
Andiamo adesso alla scoperta di questo gioiello artistico e architettonico: si tratta di un antico palazzo gentilizio che per i suoi elementi di rilevanza storica, artistica e culturale, oltre che per l’esclusività degli ambienti, è considerato di particolare pregio storico e culturale.
Per capire meglio il contesto in cui si sviluppò Palazzo Pantini Nicchiarelli facciamo un salto virtuale indietro nel tempo: a partire dalla seconda metà del XVIII secolo in Europa si diffuse e si affermò un nuovo e complesso movimento culturale, il Neoclassicismo, che interessò non solo tutti gli aspetti dell’arte e dell’architettura, ma indusse un profondo rinnovamento della cultura e della società dell’epoca. Nel momento di massima diffusione ed affermazione del Neoclassicismo, favorito dalla conquista napoleonica dell’Umbria (per ben due volte la Chiesa vide spezzato il proprio dominio sui territori umbri: una prima volta tra il 1798 ed il 1799, quando le truppe francesi invasero la regione annettendola alla Repubblica Romana; una seconda volta tra il 1809 ed il 1814, quando divenne un dipartimento dell’Impero napoleonico con capitale prima a Foligno e poi a Spoleto), anche nei centri abitati intorno al Trasimeno alcuni facoltosi notabili e ricchi borghesi si dedicarono al rifacimento delle loro dimore ed alla costruzione di nuovi edifici, ispirandosi ai canoni della nuova moda architettonica: recupero di forme classiche, simmetria, sobrietà decorativa, ricerca di proporzioni solide ed armoniche.
Fu per volere di Giovanni Pompilj, probabilmente per farne una prestigiosa residenza estiva grazie all’ampio e fresco giardino rivolto verso nord, che l’antico palazzo gentilizio, frutto dell’accorpamento di edifici preesistenti di epoca medievale, venne profondamente modificato e ristrutturato. Giovanni Pompilj era membro di una ricca e rinomata famiglia di proprietari terrieri, i cui possedimenti si distribuivano sul territorio circostante il Lago Trasimeno, ma che si estendevano anche fino a Cortona e Corciano, che svolse un ruolo di primissimo piano nella vita economica, politica e sociale del comprensorio lacustre. Pompilj vantava tra le proprie amicizie personali quella di Giuseppe Piermarini, famoso architetto folignate, che saputo del desiderio dell’amico di voler procedere alla ristrutturazione del palazzo nel centro di Castiglione del Lago, gli mise a disposizione alcuni disegni e progetti, in particolare per la realizzazione della facciata, della galleria d’ingresso e della scala di accesso ai piani superiori, con l’evidente intento di realizzare un edificio di pregevoli caratteristiche architettoniche ed artistiche, così da dare lustro sia al suo proprietario che al borgo stesso. Giuseppe Piermarini è stato uno tra i principali architetti neoclassici italiani.
In piena epoca napoleonica (1798-1814), il palazzo venne modificato e ristrutturato assumendo l’attuale aspetto, prima realizzazione e massima espressione dell’architettura neoclassica nel centro di Castiglione del Lago. La sua austera facciata, rigorosamente simmetrica in un contesto urbano dove, fino a quel momento, la simmetria non aveva caratterizzato nessun edificio precedente, ha uno stile severo e lineare, tipicamente neoclassico: è caratterizzata da un ordine inferiore, decorato a falso bugnato, sul quale si impostano i due ordini superiori scanditi dalla presenza di sette finestre a cimasa piana per ogni livello. Lateralmente ha due ampie lesene, anch’esse decorate in falso bugnato, che scandiscono verticalmente l’andamento orizzontale del fronte del palazzo, conferendo un tocco di movimento al motivo dominante a linee parallele. La facciata è impreziosita al centro da un elegante terrazzino, posto sopra al portone d’ingresso principale dell’edificio, guarnito con una raffinata ringhiera in ghisa di disegno tipicamente neoclassico.
Dal portone d’ingresso si accede all’interno, dove risalta la spettacolare galleria d’ingresso, con l’elegante pavimento in graniglie di marmo che disegnano una fuga di tappeti con motivi geometrici a mosaico, sormontata dalla volta a botte finemente decorata a grisaille, con un motivo di cassettoni trompe-l’oeil.
Al fondo si erge la monumentale scala di accesso ai piani superiori, di forma elicoidale, elegante ed ariosa, di notevole valore architettonico, guarnita con una pregevole balaustra in ghisa di disegno tipicamente neoclassico. La tromba della scala è sormontata da una suggestiva semi-cupola, decorata anch’essa a grisaille con un motivo di cassettoni trompe-l’oeil caratterizzato da un sapiente gioco prospettico ed arricchita da soggetti neoclassici sulla parete (panoplie).
Al piano terra gli ambienti sono ampi ed eleganti, impreziositi dai pavimenti policromi in graniglie di marmo che disegnano raffinati tappeti, illuminati da eleganti e scintillanti lampadari di Murano. Dai saloni si accede alla grande terrazza con vista mozzafiato sul lago Trasimeno.
Al piano nobile si apre una serie di sale dai bellissimi pavimenti policromi in graniglie di marmo e dai suggestivi soffitti riccamente decorati da preziosi affreschi, caratterizzati da soggetti neoclassici ispirati alla storia ed alla mitologia, con motivi a grottesche popolate da amorini e bizzarre personificazioni allegoriche, candelabre, festoni di fiori e frutti, medaglioni a grisaille, panoplie ed animali fantasiosi, così come imponeva la moda dell’epoca per i palazzi signorili. In particolare, sui soffitti delle due sale più importanti spiccano le scene di cicli pittorici di grande qualità esecutiva realizzati dall’artista Bartolomeo Pinelli, il celebre “Pittore di Trastevere” (artista eclettico, irrequieto, vigoroso e spregiudicato).
Le sale del Palazzo, così come le camere da letto delle diverse suites, sono arredate con mobili d’epoca originali, e conservano gli antichi mobili, gli arazzi ed i quadri appartenuti nel tempo alla famiglia Pantini Nicchiarelli.
Uno dei punti più panoramici è senz’altro il giardino dell’aristocratica dimora; affacciato sulle mura federiciane dell’acropoli, risulta diviso in due parti: la prima, posta di fronte alla facciata posteriore del palazzo, risulta guarnita da varie specie di piante ornamentali sempreverdi come lecci plurisecolari, una antica magnolia, molte palme delle Canarie, alcune aiuole di alloro ed un romantico bersò rivestito da una pergola di glicine; la seconda parte, per lo più mantenuta a prato all’inglese, è ornata da alcune aiuole fiorite che incorniciano piante ornamentali come cipressini, cornioli e melograni, e si sviluppa fino al confinante Palazzo della Corgna.
Nel giardino, posto su di una base rialzata, fa bella mostra di sé un delizioso e romantico gazebo ottocentesco a pianta circolare, in stile neoclassico, sormontato da una graziosa cupola. Tutto il giardino è rivolto a Nord e domina la meravigliosa distesa del lago Trasimeno, offrendo una vista incantevole su un panorama unico, magnifico e suggestivo, uno spettacolo naturale incredibile, che trova la sua massima espressione al tramonto, quando l’intero specchio d’acqua del lago si tinge dei meravigliosi colori del calare del sole, vestito delle infinite sfumature che i riflessi dell’acqua ci offrono.
Il Palazzo, inoltre, è diventato una delle “wedding location” più amate dalle coppie italiane e straniere che cercano atmosfere romantiche d’antan per il proprio matrimonio.
Nel corso dei secoli il magnifico panorama del Trasimeno ha affascinato ed è stato oggetto di ammirazione da parte di tanti celebri personaggi, che hanno voluto scriverne per immortalare la loro emozione: pensiamo a Goethe, Byron (che nel suo poema narrativo “Il pellegrinaggio del giovane Arolddefinì il lago Trasimeno “…uno specchio argenteo”), Stendhal (che rimase letteralmente incantato dai dintorni del Lago), senza dimenticare Vittoria Aganoor Pompilj, la “poetessa del lago”, che nell’ode “Trasimeno” (del 1901) scrisse: “… ridea primavera su questa sovrana bellezza”.
Maria Serena Patriarca